Lettera del Vescovo alla nostra Unità Pastorale

Il cammino della Unità Pastorale San Giovanni Bono

Cari fratelli e sorelle delle comunità cristiane di Cittadella, Colle Aperto, Sant’Antonio e Bancole, in questi ultimi anni, dalla visita pastorale in poi, ho avuto modo di accompagnare alcune tappe della nuova impostazione dell’Unità Pastorale del Beato Giovanni Bono affidata alla cura pastorale di una equipe di presbiteri moderata da un parroco e composta da altri tre collaboratori. Desidero, anzitutto, ringraziare i sacerdoti che hanno accettato il servizio affidato e le comunità per la maturità dimostrata nel comprendere e accogliere una nuova fase della loro vita di fede all’insegna di maggiore comunione sinodale e missionaria. Provenite da storie differenti che hanno creato valori comuni declinati in forme diverse. Il marcato senso di appartenenza di tutte le parrocchie è un valore da non smarrire, ma da armonizzare con il percorso unitario come Unità Pastorale (vedi la Proposizione 13 del Libro del Sinodo della Chiesa di Mantova).

L’Unità Pastorale è un livello di comunione ecclesiale che consente alle singole parrocchie di crescere nella esperienza del camminare insieme. Di questo c’è bisogno non anzitutto in termini funzionali ma per la natura stessa della Chiesa che è l’esperienza della comunione dei credenti a più livelli: familiare, parrocchiale e territoriale, diocesano, universale. Tutte le comunità raccolgono un frutto di maturazione dal “camminare insieme”: le comunità più piccole ricevono supporto e aiuto, le comunità più grandi (e autosufficienti per la ricchezza delle risorse) sono sollecitate ad aprirsi per accogliere le sensibilità di altre comunità. La comunione ecclesiale è uno scambio di doni vicendevole. Senza perdere di vista la peculiarità e capacità di iniziativa di ciascuna, le comunità sono stimolate a un sentire missionario comune sul territorio cui appartengono. Oggi poi i territori esistenziali sono più mobili e i luoghi di missione non sono circoscritti agli ambienti parrocchiali. La Chiesa in uscita sfida i cristiani a chiedersi come abitare e animare il territorio in cui abitano e agiscono per la testimonianza del Vangelo. La comunione e la collaborazione missionaria tra cristiani ha bisogno di “strumenti” che favoriscano i collegamenti effettivi. L’Unità Pastorale è un ‘livello di comunione’ e una ‘scelta di Chiesa’ offerto alle parrocchie in un tempo in cui la “forma di Chiesa” va ridefinendosi in considerazione di molteplici fattori: non solo in ragione della riduzione del numero dei preti (che sarà notevole nei prossimi anni) ma soprattutto della coscienza della dignità missionaria dei laici, dei ministeri battesimali, della ricerca di forme più snelle della presenza cristiana nei luoghi ordinari della vita. Vedere l’Unità Pastorale solo come uno strumento giuridico-pastorale sarebbe limitante; sarà l’esperienza concreta di “vivere insieme” alcuni momenti di liturgia e di evangelizzazione a confermare gli aspetti generativi e positivi del “fare Chiesa” insieme, arricchendosi di relazioni cristiane di carità e di fede condivisa.

Alla luce della figura carismatica del beato Giovanni Bono

La vostra Unità Pastorale è dedicata al beato Giovanni Bono, figura interessante di santità mantovana che, per certi versi, rispecchia la vostra realtà comunitaria. Era appena quindicenne quando, orfano di padre, abbandonò la madre e prese a girovagare per le piazze e le corti d’Italia guadagnandosi da vivere come giocoliere e attore comico. Anche le vostre comunità (soprattutto Bancole e Sant’Antonio) sono arricchite dalla presenza di molti ragazzi e adolescenti che, grazie a percorsi di educazione alla fede curati, strutturati e accompagnati, partecipano attivamente alla vita delle comunità. Colpito quarantenne da grave malattia, Giovanni fece voto che, se fosse guarito, si sarebbe consacrato a Dio in una vita di penitenza e di preghiera. Ritiratosi in un eremo nella vicina Romagna convertì profondamente la sua vita e la sua fama si diffuse a tal punto che i malati accorrevano per chiedere la sua intercessione e ottenere la guarigione. L’attenzione pastorale per la carità verso i malati, gli anziani, i soli, i fragili è un elemento di forza per la rete dell’UP nell’ambito del servizio (Caritas, emporio solidale, Agape, gruppi di accoglienza profughi…) in collaborazione con le associazioni del territorio. Vorrei esortarvi ad organizzare anche i segni della misericordia spirituale attraverso la visita ai malati, rafforzando il gruppo dei ministri straordinari della comunione integrato con persone disponibili alla visita, perché possano celebrare i sacramenti, ma anche attraverso un servizio organizzato per favorire la partecipazione di anziani e disabili ad alcuni appuntamenti liturgici. La chiesa di Cittadella, con il suo riferimento alla spiritualità della consolazione per gli ammalati specie in occasione dell’11 febbraio, rappresenta il cuore mariano della Unità Pastorale che spero aiuti soprattutto le famiglie a coltivare la devozione alla Madre di Dio.

Giovanni Bono, che si era ritirato in un eremo desideroso di solitudine e contemplazione, nell’incontro con il Signore si accese di un forte entusiasmo di farlo conoscere e si dedicò all’evangelizzazione. Curiosamente non era prete, era laico e per di più illetterato. Disponeva “patrimonio di formazione cristiana di base” unito all’amore per il Signore, all’esercizio delle virtù cristiane era sufficiente alle persone attirate dalla sua testimonianza. Nella vostra Unità Pastorale ci sono parecchi laici che, grati di una formazione lunga e di qualità, hanno assunto compiti e responsabilità missionarie. Avete iniziato il discernimento in vista dell’istituzione di alcuni ministri (accoliti, lettori e catechisti), vi esorto a fare altrettanto per rivolgere l’invito a discernere la vocazione al diaconato permanente ad alcuni cristiani maturi che il Signore può chiamare ad essere segni sacramentali di Cristo-servo.

Il vostro patrono attirò attorno a sé una cerchia di discepoli coi quali fondò la comunità degli Eremitani di Giovanni Bono (detti Giamboniti). Crebbero di numero nel tempo e non fu facile mantenere la comunione tra loro per la disparità di vedute e interessi. Se si vuole crescere nell’esperienza comunitaria della fede occorre un gruppo di fratelli e sorelle a servizio del cammino pastorale unitario. A questo sono preposti gli organismi di partecipazione che svolgono un regolare discernimento per monitorare il cammino e riorientarlo nella direzione che si è intuita come la migliore e più vicina alla guida dello Spirito sulle vostre comunità. Occorre trovare un equilibrio di livelli e di tempi nell’interazione tra l’equipe di comunione, il consiglio di unità pastorale e i gruppi ministeriali parrocchiali; organismi che non siano soltanto rappresentativi ma composti da laici formati e aperti a tracciare un cammino unitario per la Chiesa del futuro.

Cari fratelli e sorelle, nel mio ritorno di visita in occasione della Festa di Sant’Antonio abbiamo celebrato l’Eucaristia all’aperto e amministrato il battesimo a tre nuovi cristiani: un neonato, un fanciullo e un adolescente. Quest’immagine “generativa” nella cornice di tante giovani famiglie con figli (che, nonostante impegni e fatiche, mantengono la comunità come punto di riferimento) e di centinaia di giovanissimi ha riempito il cuore di speranza per l’oggi e il domani della nostra Chiesa mantovana. Vi incoraggio a scommettere sulla virtù della speranza che non delude perché Dio Padre continua a versare l’amore di Gesù nei nostri cuori. Il Giubileo della Speranza che stiamo vivendo è una grazia di rinnovamento soprattutto perché rigenera un clima di speranza nella Chiesa e nel nostro popolo mantovano. La nostra Diocesi caratterizza l’annuncio della speranza nel Sangue di Cristo, segno massimo dell’amore di Dio che arriva all’estremo e ci porta oltre la morte, nella felicità della vita eterna. Vi esorto a preparare e vivere con frutto il vostro pellegrinaggio di Unità Pastorale nella chiesa giubilare di Sant’Andrea. Vista la vicinanza alla città, sarete favoriti nella partecipazione ai vari momenti giubilari previsti lungo l’anno.

Vorrei invitarvi, infine, a conoscere meglio la figura del beato Giovanni Bono come punto di riferimento esemplare per l’educazione cristiana dei ragazzi e la spiritualità laicale. Vi invito ogni anno a fare un pellegrinaggio presso la sua salma che riposa nel santuario della Beata Vergine Incoronata, annesso alla Cattedrale, per celebrare l’Eucaristia e chiedere la sua intercessione per il vostro cammino di fede e di comunione. Nella vostra Unità Pastorale vi è poi un’altra figura di notevole spessore cristiano, si tratta di Vittorina Gementi originaria della parrocchia di Cittadella, di cui si è avviato il percorso verso la beatificazione. Vi esorto a familiarizzare con la sua storia di amicizia con Gesù e di ricchissima testimonianza laicale, a chiedere la sua intercessione favorendo anche momenti di preghiera comuni, a divulgare i suoi scritti e far conoscere la sua figura spirituale e le sue opere.

Con affetto vi benedico

Marco Busca, vescovo di Mantova

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